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Benzina alle stelle, ecco quali sono le accise che fanno impennare il prezzo

Il dibattito sul prezzo della benzina e sul taglio delle accise è tornato vivo, nei mesi estivi, a causa di un nuovo aumento delle tariffe, legato in buona parte alla crescita del prezzo del petrolio greggio. Il prezzo medio in autostrada ha superato da settimane la soglia dei 2 euro al litro per la benzina, e in tutte le Regioni la media oscilla tra 1,92 e 1,98 euro al litro.

Il governo Meloni finora ha cercato di limitare le preoccupazioni, sottolineando che se non si considerano le accise il prezzo dei carburanti in Italia è piuttosto basso, paragonato ad altri Paesi europei. Proprio la questione delle accise è al centro dello scontro: molte associazioni di consumatori e alcuni esponenti dell’opposizione hanno chiesto che il governo intervenga tagliandole, come era avvenuto lo scorso anno durante il governo Draghi.

In generale, le accise sono imposte che si pagano sulla fabbricazione e sulla vendita di prodotti di consumo. Nello specifico le accise sui carburanti si applicano una volta sola e si calcolano sulla quantità di prodotto, mentre ad esempio l’Iva (che non è un’accisa) si applica ogni volta che un bene viene venduto e si calcola sul valore. In Italia, la prima imposta sul carburante fu introdotta nel 1921, con un decreto del re Vittorio Emanuele II. Nel giro di meno di vent’anni (fino al 1939) l’accisa passò da 60 lire al quintale a 530 lire al quintale.

Cosa sono le accise sui carburanti e quando sono state introdotte

Le accise sui carburanti sono imposte che si pagano per la fabbricazione e la vendita dei carburanti. A differenza dell’Iva, anche questa da pagare su benzina e diesel, le accise si applicano una volta sola e non a ogni passaggio della produzione. In Italia, le imposte sulla benzina sono partite già prima della nascita della Repubblica: la prima risale al 1921, ed era di 60 lire al quintale. Negli anni successivi, con 13 decreti in 18 anni, il livello delle accise fu alzato fino a 530 lire al quintale.

In passato, le accise venivano aggiunte progressivamente – come è successo anche in epoca repubblicana – a seconda di emergenze specifiche che richiedevano uno sforzo particolare per lo Stato. Avvenne nel 1956 con la crisi di Suez, nel 1963 per il disastro del Vajont, nel 1966 per l’alluvione di Firenze e così via. Dal 1995, invece, l’accisa sul carburante è una tassa unica (anche se è stata alzata negli anni, e in alcuni casi questo rialzo è stato giustificato con un evento particolare, ad esempio i terremoti in Emilia Romagna del 2012). E sempre dal 1995 le entrate derivanti dalle accise non sono più destinate a scopi specifici.

Quali sono le accise sui carburanti e cosa finanziano: l’elenco completo 2023

Come detto, è da quasi trent’anni (da 1995) che esiste una unica accisa sulla benzina, che non è più composta da molte accise diverse e accumulate negli anni. Resta il fatto che, dal 1956 al 1995, più volte furono aggiunte accise che erano collegate a scopi precisi. In particolare:

crisi di Suez (1956) – 0,0723 centesimi;

disastro del Vajont (1963) – 0,516 centesimi;

alluvione di Firenze (1966) – 0,516 centesimi;

terremoto del Belice (1968) – 0,516 centesimi;

terremoto del Friuli (1976) – 0,511 centesimi;

terremoto dell’Irpinia (1980) – 3,87 centesimi;

missione Onu in Libano (1983) – 10,6 centesimi;

Dal 1995 in poi, l’accisa è un’imposta unica. Negli anni successivi ci sono stati aumenti a questa imposta, che sono stati giustificati facendo riferimento a specifici avvenimenti. Anche se, come detto, non si trattava di accise aggiuntive, ma di incrementi a un’unica accisa già esistente:

missione Onu in Bosnia (1996) – 1,14 centesimi;

rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) – 2 centesimi;

acquisto autobus ecologici (2005) – 0,5 centesimi;

terremoto de L’Aquila (2009) – 0,51 centesimi;

finanziamento alla cultura (2011) – 0,71 centesimi

crisi migratoria libica (2011) – 4 centesimi;

alluvione in Toscana e Liguria (2011) – 0,89 centesimi;

decreto “Salva Italia” (2011) – 8,20 centesimi;

terremoto dell’Emilia (2012) – 2,40 centesimi;

finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,5 centesimi;

finanziamento del “Decreto fare” (2014, aumento scaduto a fine anno) – 0,24 centesimi

Oggi le accise comunque non si calcolano con aumenti incrementali, ma come un’imposta unica che, secondo l’aggiornamento più recente dell’Agenzia delle accise, dogane e monopoli, è fissata a 728,40 euro per ogni mille litri di benzina. Dal 2013 poi sono tasse definite “strutturali”, e non più di carattere eccezionale. Le entrate che lo Stato riceve da questa imposta non vengono dedicate ad attività specifiche, ma al bilancio generale.

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