“Il progetto di Poste italiane di recapitare la corrispondenza, e con essa i giornali agli abbonati, a giorni alterni nel 65% dei comuni contrasta con la stessa normativa dell`Unione Europea e non rientra nell`ambito delle deroghe consentite”.
Lo afferma il presidente della Fieg (Federazione italiana editori di giornali), Maurizio Costa, secondo il quale “è necessaria la massima attenzione da parte delle istituzioni europee a garanzia del ruolo e della funzione del servizio postale universale e della regolare distribuzione della stampa quotidiana e periodica in Italia”.
“Il progetto proposto contrasta infatti – ha ricordato Costa – con la previsione del servizio postale universale, di cui Poste italiane è la società affidataria, che garantisce appunto a tutti i cittadini la possibilità di fruire di un servizio di pubblica utilità, indipendentemente da fattori come il reddito o la collocazione geografica, e anche con la direttiva europea sul mercato dei servizi postali che prescrive la distribuzione a domicilio della posta, e quindi dei giornali agli abbonati, almeno cinque giorni lavorativi a settimana”.
“Alcune deroghe sono previste – ha proseguito – ma solo in circostanze o condizioni geografiche `eccezionali`, tant`è che finora sono state applicate solo da alcuni Stati membri e in casi molto limitati ed estremi. Mai comunque con conseguenze così vaste come nel progetto di Poste italiane che coinvolge il 25% della popolazione italiana, un cittadino su quattro”.
“Gli editori italiani – ha concluso Costa – rinnovano la richiesta all`Agcom di respingere il progetto di Poste italiane, evitando anche il rischio dell`apertura di una procedura d`infrazione contro l`Italia, salvaguardando così la possibilità di una tempestiva consegna della stampa quotidiana e periodica in tutto il territorio nazionale”.
2 risposte
In campo militare il servizio postale per i soldati al fronte è prioritario ,poi viene quello delle armi e munizioni , poi viene quello del vettovagliamento !
Al momento già il postino , quando lo si vede è un precario che cambia continuamente e che quindi non conosce le zone e le persone che deve servire e spesso rimanda indietro la corrispondenza !
E’ PEGGIORATO NOTEVOLMENTE ! gianne.
È sempre la solita solfa: vogliamo andare verso la privatizzazione dei servizi pubblici più o meno essenziali o locali, perché qualcuno si è inventato che privato è bello e tutto quello che è pubblico fa schifo?
I risultati sono da così a peggio: il privato deve, ovviamente, fare profitto, quindi se si vuole che un servizio costi il minimo indispensabile, per qualcuno veramente bisognoso possa anche essere gratuito e che sia garantito nello spazio e nel tempo, non può che essere in mano pubblica.
Detto questo, bisogna anche che sia gestito in maniera efficace e moderna nel senso buono del termine, da gente capace ed onesta; ma questa è un’altra questione, pur se strettamente collegata.