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Ecco perché solo 1 su 10 cambia fornitore di gas e luce (e banche)

Un contratto è per sempre. O quasi. I consumatori italiani sono piuttosto fedeli ai gestori dei servizi. Si tratti di elettricità o assicurazione, di gas o conti correnti, di mutui o di telefonini, sui circa 166 milioni di accordi e polizze “attive” per le famiglie italiane, l’abbandono di un operatore per un altro riguarda, in media, solo il 10% dei contratti, ovvero poco meno di 6,5 milioni.

Ci sono differenze tra settore e settore: lo switching più basso lo si registra nelle utenze elettriche (settore domestico), che registrano un tasso di passaggio del 3,8%, seguite da quelle del gas (5,8) e quasi a pari merito da telefonia fissa e conti correnti (rispettivamente, 7 e 8 per cento). La mobilità, invece, raddoppia e diventa a due cifre nei mutui (15%), le assicurazioni Rc auto(17) e i telefonini (18 per cento). Per quanto riguarda i mutui bisogna, però, sottolineare che il terzo trimestre di quest’anno ha fatto registrare – grazie alla discesa dei tassi di interesse – un forte balzo: le surroghe sono, infatti, arrivate – come rilevano sia Mutuionline sia Crif – al 25-27% dei prestiti.

Al di là di queste fughe in avanti, l’Italia è, in tema di switching, allineata al resto dell’Europa. Per esempio, nell’ultimo rapporto dell’Acer (l’agenzia europea degli enti regolatori di energia) il nostro Paese mostra un tasso di cambio gestore nel 2013 per gas ed elettricità insieme pari al 5%, solo un punto sotto la media dei 28 paesi Ue . Certo, secondo questo Market monitor la distanza resta notevole rispetto ai Paesi in cui la competizione è più spinta, quali Belgio e Norvegia al 15%, per non parlare del neo liberalizzato Portogallo, dove l’anno scorso ha cambiato provider una famiglia su quattro.

Le barriere
La scelta della maggior parte degli italiani di rimanere con il proprio gestore potrebbe essere solo in parte legata a vincoli connessi con il cambiamento o a procedure poco trasparenti. Può, invece, contare l’impegno richiesto per portare a termine il passaggio. È il caso della richiesta del conto corrente a una nuova banca. «Dopo che il decreto Bersani del 2007 – commenta Carlo Garofolini presidente dell’Adico – ha cancellato il costo di chiusura del conto, la scelta di un altro istituto di credito è più semplice. C’è, però, da considerare che cambiare conto corrente comporta un impegno per l’utente, che, per esempio, deve comunicare le nuove coordinate bancarie a diversi soggetti. Dunque, dopo uno o due passaggi, di solito ci si ferma. Anche perché le banche in questi ultimi anni hanno sempre di più fidelizzato i clienti».

Diverso per i mutui. Le surroghe potrebbero anche essere più numerose. «Teoricamente, il decreto Bersani del 2007 – continua Novelli – ha aperto la possibilità di cambiare mutuo più volte. In realtà, l’esperienza ci dice che dopo la prima surroga, le banche chiudono le porte: chi si presenta chiedendo un ulteriore passaggio, ottiene spesso un diniego».
Ormai in frenata anche la concorrenza nel settore dell’energia. L’anno scorso solo il 3,8% degli utenti domestici ha cambiato, rallentando la tendenza registrata dopo l’apertura del mercato: dal 1° luglio 2007 l’Autorità dell’energia e gas ha, infatti, calcolato che il 27% delle famiglie sono uscite dal mercato cosiddetto di maggior tutela, cioè quello dove le tariffe sono regolamentate dalla stessa Authority, per passare nel privato.

Sui costi dell’energia pesano poi anche voci non comprimibili: «Sulla bolletta domestica gli oneri di sistema gravano per il 50% – ragionano da Assoelettrica – e dunque il prezzo è ormai un fattore marginale» .
Secondo il presidente dell’Adico, dietro la «fedeltà» delle famiglie ci sono anche altre due ragioni: «La bolletta è ancora oscura per gran parte degli italiani e questo non facilita i confronti e poi c’è diffidenza verso le politiche commerciali dei gestori, spesso troppo aggressive, che fanno temere brutte sorprese».

I più dinamici 
In alcuni settori, oltre che dalla caduta di alcuni vincoli e balzelli, la mobilità è stata favorita da internet. È il caso delle assicurazioni: sulla rete si possono confrontare e scegliere le polizze più convenienti. Questo può spiegare il 17% di passaggi nel 2013 e che può aver iniziato a risentire anche dell’abolizione del tacito rinnovo, avvenuta a gennaio dello scorso anno. Comparatori online e burocrazia zero sono alla base anche del primato della telefonia mobile: 18% di passaggi nel 2013, con una frenata al 12% nel secondo trimestre 2014, secondo l’osservatorio dell’Autorità delle comunicazioni. Oltre all’agguerrita concorrenza e alla portabilità del numero, per il cellulare il cambio è facilitato dalla burocrazia zero (bastano pochi minuti per dire addio al vecchio gestore).
Facilità che ancora manca a chi vuole cambiare la linea di casa. «Abbiamo liberalizzato del tutto il settore solo nel 2010 – fanno notare dall’Agcom – ma i disservizi continuano».

di Antonello Cherchi e Valeria Uva
Spunti tratti dal sole24ore.it

2 risposte

  1. attirato da una proposta di telefonia, all inclusive, ho cambiato gestore. Sono rimasto senza internet per oltre un mese, era un’odissea anche parlare con il gestore per comunicare il problema. Sono ritornato al vecchio gestore e; mai più cambiamenti.

  2. finchè i gestori ti propongono contratti per telefono e non ti inviano in visione i contratti e relative spiegazioni, sarà difficile credere alle parole di un operatore telefonico che molto spesso non conosce neppure il prodotto offerto.

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