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Nuove regole per i monopattini. Il giudizio di Adico

Proponiamo qui di seguito l’articolo pubblicato oggi – giovedì 29 giugno – su La Nuova Venezia a firma di Alberto Sanavia. L’argomento è di strettissima attualità e riguarda la nuove norme per l’utilizzo dei monopattini in particolare con l’introduzione dell’obbligo di casco, targa e assicurazione. Nell’articolo, il commento di Carlo Garofolini, presidente dell’Adico, da sempre in prima linea nel denunciare l’utilizzo selvaggio di quel mezzo da parte di conducenti indisciplinati che spesso sfrecciano sui marciapiedi e nelle zone pedonali senza preoccuparsi di provocare incidenti (Bocciatura ordinanza, L’appello al Comune, Proposta Adico ). Alcune delle norme introdotte, tipo l’assicurazione, vanno di sicuro nella direzione giusta.

Stretta sui monopattini elettrici: nel Veneziano più della metà dovranno essere adeguati. A seguito dell’approvazione in Consiglio dei ministri del disegno di legge sulla sicurezza stradale e la delega per la riforma del Codice della strada, si prevede una vera e propria rivoluzione per i monopattini elettrici. Il ministero delle Infrastrutture e Trasporti ha anticipato le maggiori novità: blocco del veicolo se circola in aree extraurbane o particolarmente pericolose, obbligo di targa e assicurazione, casco obbligatorio per tutti, divieto assoluto di circolazione contromano, divieto di sosta selvaggia e sui marciapiedi. Previste inoltre sanzioni per mancanza di frecce o di freni, contraffazione dei dati del proprietario e per il potenziamento illegale del motore per modificarne la velocità.

«Ad oggi solo un terzo dei monopattini che girano sulle nostre strade sono dotati di frecce», dicono dalla Zetaemme di Chirignago-Zelarino, negozio specializzato sugli accessori per e-bike, «e un discorso simile lo si può fare anche per i freni. I monopattini più recenti sono dotati di freni a disco sia anteriori che posteriori, mentre altri hanno un sono freno, raramente a tamburo. Altri ancora hanno una sorta di freno motore, che consente loro di diminuire la velocità». In attesa di poter leggere nello specifico i nuovi articoli che verranno introdotti nel Codice della strada, si prevede però che per i prossimi mesi molti utenti dovranno adeguare i loro mezzi. «I kit per le frecce esistono già», spiegano alla Zetaemme, «mentre per i freni la cosa è più complicata. Non su tutti i monopattini si possono installare per un problema di natura meccanica, motivo per cui i più vecchi dovranno essere buttati via. Poi bisognerà dare il tempo tecnico alle aziende produttrici di adeguarsi, pensando inoltre che il 99% di questi mezzi sono realizzati in Cina. Come per quanto avvenne con i motorini, sarebbe utile fare un corso ai giovani sul loro utilizzo e sulle regole della strada».

Particolare soddisfazione su quanto annunciato dal Ministero è l’Associazione difesa consumatori, che fin dall’inizio si è battuta per la regolamentazione di questi mezzi. «Abbiamo sempre denunciato l’uso indiscriminato dei monopattini elettrici», dice il presidente di Adico, Carlo Garofolini, «perché spesso mettono in pericolo i pedoni che non li sentono arrivare. Questi mezzi viaggiano su marciapiedi o piazze ad alta velocità, motivo per cui è necessaria non solo l’assegnazione di una targa, ma anche l’obbligo di assicurazione. Anche la fanaleria è importante. Più della metà non hanno fanali anteriori adeguati e quelli posteriori sono poco visibili. Ciò crea un problema anche agli automobilisti, che se li vedono spuntare improvvisamente agli incroci a tutta velocità, col rischio di creare incidenti gravi. Speriamo solo che queste nuove regole siano realizzate non per permettere ai Comuni di “fare cassa”, ma per aumentare davvero la sicurezza di tutti. Fa sorridere che qualche tempo fa il Governo avesse previsto incentivi per l’acquisto dei monopattini e ora obblighi gli utenti a mettere mano al portafoglio per adeguarli. Bisognava pensarci prima. Sarà infine l’occasione per riflettere anche sull’utilizzo delle bici elettriche, a tutti gli effetti simili ai motorini per le velocità a cui riescono ad arrivare. Ad esempio a Chioggia sono diffusissimi. Serve una grande opera di rieducazione, dando inoltre precise indicazioni su dove questi mezzi possano circolare».

Fonte: La Nuova Venezia

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