ODISSEA DI DIECI GIORNI PER PAGARE UN EURO DI IMPOSTA

TREVISO. Dal Caf alle Poste, dalle Poste alla banca, dalla banca ancora al Caf: un’odissea di dieci giorni per pagare un’imposta. Nulla di strano, si dirà, perché spesso per onorare le tasse bisogna pure tribolare. Ma quando l’importo richiesto ammonta a 1 euro, allora sì che l’odissea appare fuori luogo. Ecco dunque che la disavventura capitata alla famiglia di G.D.Z., pensionata trevigiana deceduta lo scorso anno, si trasforma in una scena da teatro dell’assurdo.
La storia paradossale si concretizza il 14 luglio quando il Caf chiama la figlia della pensionata, che poco tempo prima aveva consegnato il modello Unico della madre per richiedere alcuni rimborsi, comunicandole la necessità di pagare un tributo richiesto alla defunta. «Il centro di assistenza fiscale», spiega Valentina C., nipote della pensionata, «ci ha consegnato un foglio dell’Agenzia delle Entrate, con la richiesta del pagamento di un euro quale differenza fra 43 euro di compensazione Iva spettante a mia nonna, e 44 euro di addizionale Irpef da pagare. Siamo rimasti di stucco, non volevamo crederci. Eppure era proprio così. Alla fine ci siamo mossi per sborsare quanto richiesto, anche per evitare di incorrere in sanzioni di vario genere».
La famiglia della pensionata si reca dunque alle Poste, ma qui gli impiegati spiegano che il tributo contrassegnato dal numero 3801, ovvero l’addizionale Irpef, da loro non è registrato e quindi non si può procedere con il pagamento del modello Unico. «Dopo tre giorni, il 17 luglio, siamo andati in banca», continua Valentina C., «Qui abbiamo consegnato il modello e sborsato l’euro, convinti che la storia si concludesse lì. Ci sbagliavamo». Il 23 luglio, infatti, la banca contatta ancora i familiari di G.D.Z., informandoli che non era stato possibile procedere con l’operazione richiesta. Motivo? «Ci hanno detto che spettava al Caf il compito di occuparsi dell’addizionale regionale Irpef», continua la nipote, «l’euro in questione, infatti, alla fin fine era destinato a coprire quell’imposta». Sempre giovedì, dopo aver ritirato in banca l’euro versato («per una questione di principio»), Valentina e sua madre tornano al Caf, con alle spalle parecchie ore di peripezie. «A questo punto siamo venuti a capo della faccenda con i responsabili del centro di assistenza fiscale», spiega la nipote dell’anziana deceduta nel 2014, «Ma alla fine, ciliegina sulla torta, abbiamo dovuto aprire una vera e propria pratica, da inviare all’Agenzia delle Entrate, nella quale sono stati inseriti i dati del conto corrente di mia madre». In questo modo, sarà l’Agenzia stessa a prendersi questo agognato euro, nella speranza che si metta definitivamente la parola fine a una vicenda dai contorni tragicomici. (g.cod.)

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