Padoan: «Equità a rischio se non cambia l’articolo 18»

«Mi viene una sola parola per definire il dibattito sull’articolo 18: paradossale». Perché – spiega in un’intervista esclusiva domani su Avvenire il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – se si guardano i numeri ci si accorge che «i lavoratori “impattati” dall’articolo 18 sono pochissime migliaia». «È vero – spiega Padoan – sono numeri importanti perché parliamo di persone, ma irrilevanti se messi di fronte all’interesse collettivo che è più occupazione e più equità». Il ministro manda un messaggio netto a quella che Renzi chiama la «vecchia guardia», politica e anche sindacale. «C’è un accanimento ideologico che l’Italia non si può più permettere. Il Paese si può, anzi si deve, permettere solo misure concrete. L’errore che proprio non possiamo permetterci oggi è interrompere il cammino di riforme. E il rischio c’è perché le resistenze sono forti». Padoan assicura poi che «il governo è ben cosciente che c’è l’esigenza di finanziare misure importanti all’interno della riforma, come la nuova indennità di disoccupazione e la riduzione delle tasse sul lavoro. Sappiamo benissimo che bisogna fare questo e le risorse ci saranno, pur con l’enorme fatica imposta dai vincoli di bilancio».
Padoan poi batte un altro colpo: «L’Italia è ancora un Paese senza equità, dove la diseguaglianza è andata aumentando come conseguenza della crisi. Ora servono misure capaci di rompere le barriere e di aumentare l’inclusione sociale». E agli italiani assicura che, dopo la riforma, «il nuovo mercato del lavoro offrirà più prospettive di lavoro, più prospettive di investimento e di crescita e soprattutto retribuzioni più elevate. È una soluzione “win-win”, come dicono in Inghilterra».

L’ultimo messaggio è alle imprese e alla richiesta del presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, di accorciare in generale i tempi: «Nei mille giorni si cominceranno a vedere i risultati. Non sono mille giorni di promesse, sono mille giorni di lavoro. Le promesse sono state già fatte, ora si tratta di mantenerle e applicarle. Squinzi dice “meglio 700”? Se le imprese credono – e dovrebbero farlo – che queste riforme cambieranno il sistema, possono accorciare loro i tempi. Serve più fiducia: se io credo al futuro, mi comporto come se fossi già nel futuro. Ci credano e ne approfittano subito, anticipino gli investimenti. Alle imprese dico: credete nell’Italia, le aspettative si autorealizzano».

Arturo Celletti ed Eugenio Fatigante
fonte: avvenire.it

6 risposte

  1. chi lavora non deve avere paura di alcun licenziamento. La paura invece corrode i fannulloni e coloro che fanno i lavativi o si fanno timbrare i cartellini da amici compiacenti. Io sono un sub agente assicurativo, mi pago tutti i contributi inps, non evado neanche un centesimo di tasse, non faccio un giorno di malattia,mi pago tutto per portare avanti il mio ufficio e dignitosamente la mia famiglia, da parecchi mesi non supero le 1.000 euro di provvigioni mensili, eppure so che nessuno mi tutela, o meglio la mia tutela è solo quella che ho da parte della mia famiglia, e cioè l’aiuto morale a poter far meglio. Invece tutti i fannulloni impiegati nei vari uffici statali,oltre ad aver TUTTO pagato, appena hanno un mal di testa si buttano ammalati, se hanno un problema familiare mandano il certificato medico consapevoli che il medico se verrà sarà il giorno dopo ad orari prestabiliti, dopodichè loro usciranno da casa e faranno i loro porci comodi.L’art.18 a chi è utile??? A chi lavora regolarmente o ai numerosissimi fannulloni??? A coloro che si fanno timbrare il cartellino presenza, perchè non si presenta la lettera di licenziamento per giusta causa??? Certo….. questa gentaglia viene tutelata dall’art.18. E’ giusto così o è giusto che chi percepisce uno stipendio se lo sudi e dia il proprio contributo per quanto viene pagato. Nel mio paese io vedo tantissima gente che si da ammalata, aaspetta il medico di controllo e subito dopo se ne esce da casa per andare a fare spesa o andare a mare per farsi il bagno, alla faccia di tutti noi italiani che li paghiamo facendoci fottere da questa gentaglia. Io sono di sinistra, ma se essere di sinistra significa tutelare questa fogna di persone, allora potete liberamente etichettarmi di destra.

  2. Il dibattito sull’articolo 18 non è paradossale, è demenziale!
    Incapaci di definire politiche industriali e agricole efficaci, continuiamo imperterriti a cianciare sul nulla, mentre permane il silenzio più totale su burocrazia e corruzione (entrambe demenziali).
    La sopressione dell’articolo 18 serve solo a Marchionne per poter ricattare i dipendenti.
    Un imprenditore avveduto i suoi dipendenti se li tiene e investe su di loro, a meno che governi inetti come quelli degli ultimi lustri non lo costringano a chiudere.

  3. I problemi dell’Italia sono stati sempre i lavoratori. Nel passato tutto si sarebbe risolto con la cancellazione dei 4 punti di contingenza (da come sono stati bravi a convincerci abbiamo perso anche il referendum) poi la cancellazione della scala mobile e infine l’articolo 18. Anche la costituzione che non è mai stata applicata ha le sue colpe infatti anche questa necessita di riforme. Al contrario quello che hanno permesso la crescita del paese sono corruzione, evasione fiscale e mafie. Ci stanno prendendo in giro e non gli frega niente di risolvere i problemi che da otre 50 anni sono sempre gli stessi.

  4. Cosa c’entra l’art. 18 con i fannulloni? La normativa, che riguarda (come dice Padoan, ma guardando la questione dall’altro verso) pochissimi lavoratori, cerca (perché poi la realtà è a volte diversa – basa vedere cos’è successo in Fiat con i sindacalisti licenziati) di tutelare chi è licenziato ingiustamente, non perché ha fatto in vario modo i propri porci comodi.
    L’art. 18 in fondo è più che altro un simbolo sia per chi vuole eliminarlo, sia per chi lo vuole giustamente (è soprattutto un principio) difendere; ed intanto nel dibattito si perde o si rischia di perdere di vista i veri problemi.
    Per quanto riguarda i fannulloni, non occorre inventare nessuna legge: basta applicare quanto previsto da sempre ed inoltre obbligare i dirigenti e capi-ufficio a fare il proprio lavoro e prendersi le proprie responsabilità per cui sono pagati, che comprende anche il vigilare sul comportamento dei propri collaboratori.

  5. Aggiungo,documento firmato e con numero progressivo per giustificare l’uso della 104 emanato da ente medico pubblico.
    Eliminazione totale del contante a favore della moneta elettronica . Troppi lestofanti tra,liberi professionisti di ogni settore ed in particolare tra medici che usufruiscono dei ritardi pilotati per convogliare i pazienti nei loro studi privati (quasi nessuno ha il coraggio di chiedere la r. fiscale al medico )che non la presenta mai spontaneamente. Detto questo sono in piena sintonia con Pietro Magenta ,

  6. art. 18 dite ai dementi che ci sono al governo devono toglierlo solo ai faccanzisti statali perchè purtroppo gli imprenditori non assumono non per l’art. 18 ma perchè NON C’E’ LAVORO ditelo vi prego anche ai sindacati

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