Il Veneto ha deciso di ricorrere alla Corte Costituzionale contro il decreto legge 78 del 19 giugno, convertito nella legge 6 agosto, che contiene la manovra di tagli alla sanità per 2 miliardi 352 milioni entro il 2015 e le modalità con le quali le Regioni dovrebbero recuperare tale somma. Lo ha deciso la giunta regionale, riunitasi a Palazzo Balbi, su proposta del presidente Luca Zaia. «Avevamo preso solenne impegno che avremmo combattuto con ogni mezzo contro questi tagli – sottolinea Zaia – per difendere il diritto alla salute dei nostri cittadini e puntare l’indice contro l’illegittimità dei tagli, che vanno a colpire indiscriminatamente sia le Regioni virtuose, come il Veneto, sia quelle sprecone, senza applicare i costi standard formalizzati fin dal lontano decreto legislativo 68 del 2011. Non so nel resto d’Italia ma qui in Veneto ogni promessa è un debito».
«A parere dei nostri legali – aggiunge il governatore – esistono in quel provvedimento numerosi profili di incostituzionalità, che abbiamo a lungo segnalato nel corso dell’iter della questione, e che ci avevano spinto a votare contro l’accordo con lo Stato in conferenza dei presidenti delle Regioni e a non partecipare poi alla Conferenza Stato-Regioni. Non è quindi vero – tiene a sottolineare Zaia – ciò che va sostenendo il Ministro Lorenzin, e cioè che i tagli sono stati approvati dalle Regioni. Una Regione che disse un no chiaro e forte c’è, senza alcun dubbio: il Veneto! Volevamo tenerci le mani libere, ed ora quelle mani intendiamo affondarle fino in fondo in quella che riteniamo una gravissima ingiustizia nei confronti dei cittadini e delle Regioni che hanno saputo tenere i loro conti in ordine nonostante le mille notissime difficoltà. Scendiamo dalle barricate concettuali e politiche sulle quali ci trovavamo da tempo – sottolinea Zaia – ma solo per portare il contenzioso ai massimi livelli. Siamo convinti di avere ottime ragioni e le difenderemo con le unghie e con i denti sul piano giuridico e della costituzionalità».
Secondo la Regione Veneto, tra l’altro, la norma nazionale impone di operare un taglio del tutto lineare delle forniture, che contrasta con i principi di ragionevolezza e proporzionalità ex articolo 3 della Costituzione, dal momento che, a prescindere da ogni definizione di standard di efficienza, che espressamente la norma ammette non esistere, al momento in cui essa dispiega la sua operatività, mette a rischio la garanzia dei servizi sanitari in violazione dell’Articolo 32 della Costituzione (assistenza universalistica), laddove impone tagli anche agli enti che hanno già raggiunto elevati livelli di efficienza. Nel mirino del ricorso del Veneto, anche la parte riguardante il blocco degli investimenti e le modalità con le quali si intenderebbe arrivare ad una maggiore appropriatezza prescrittiva. Tali disposizioni, secondo la Regione del Veneto, stabilendo un regime sanzionatorio per i medici del servizio sanitario regionale, non compensato da una adeguata ridefinizione del regime di responsabilità civile e penale degli stessi, si pongono in contrasto con i principi di proporzionalità, ragionevolezza e buon andamento di cui agli articoli 3, 32,e 97 della Costituzione. Il Veneto ritiene inoltre che la norma nazionale violi le competenze regionali, anche autonomamente considerate, di cui agli articoli 117 (II, III e IV comma), 118 e 119 della Costituzione.
Fonte: corriereveneto.it
Una risposta
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