Primo esempio: avete prenotato una bella vacanza in un posto da sogno, ospiti di una struttura alberghiera che dovrebbe essere fronte mare. Quando arrivate in loco, però, ecco l’inattesa e sgradita sorpresa: l’hotel dista dalla spiaggia più di un chilometro e per distendervi al sole dovete scendere a piedi lungo un sentiero irto e scosceso. Un vero disagio. Secondo esempio: avete organizzato una crociera esclusiva per il viaggio di nozze, in una cabina di lusso: una volta saliti a bordo della nave, però, vi rendete conto che nessuna promessa è stata mantenuta: due letti singoli invece che matrimoniali, aria condizionata rotta, cocktail di benvenuto saltato, qualità del cibo molto scadente. E addio magia del viaggio di nozze. Terzo e ultimo esempio: avete deciso di passare le ferie in un albergo a quattro stelle ma quando entrate nella stanza, riscontate vostro malgrado che la stessa non è altro che un buco, con il bagno da terzo mondo e un bidet doccia di discutibile fruibilità. Alla faccia delle quattro stelle.
Ecco, in queste tre storie, tutte reali e seguite dall’ Adico, si intravedono inequivocabilmente i contorni di una villeggiatura da incubo. E’ possibile, a sto punto, ottenere giustizia? Ebbene, la risposta è “sì”, visto che le tre vicende nascondono i presupposti per richiedere il risarcimento da vacanza rovinata, così come previsto dall’articolo 47 del codice del Turismo.
“La nostra associazione – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – ha uno sportello dedicato proprio ai vacanzieri e in queste ultime settimane sta seguendo molti casi di rimborsi per voli cancellati o in ritardo. C’è però anche chi ci contatta proprio per denunciare una vacanza da incubo dovuta a promesse non mantenute da parte di tour operator o di strutture ricettive. Sempre più persone ci chiedono di agire legalmente anche per richiedere il rimborso per danno da vacanza rovinata. In questi casi, valutiamo la vicenda e decidiamo se sia il caso o meno di intervenire in questa direzione”.
Proprio in considerazione di ciò, ricordiamo come il codice del turismo spieghi che “il danno da vacanza rovinata è riconosciuto in funzione del tempo di vacanza inutilmente trascorso ed all’irripetibilità dell’occasione perduta” e come tale va risarcito, a patto che l’inadempimento sia “di non scarsa importanza”. Diciamolo subito, l’indennizzo non è mai facilmente quantificabile, soprattutto se non ci sono reali e concrete perdite economiche. L’importo, infatti, dipende dall’irripetibilità del viaggio, dal valore soggettivo attribuito alla vacanza dal diretto interessato e dallo stress subito per i disservizi. Ma vale la pena tentare, ricordando le regole per procedere in modo corretto.
Eccole. In caso di gravi disservizi, il reclamo al tour operator va presentato immediatamente, anche tramite email o fax. Se non si riceve alcuna risposta, si può presentare reclamo tramite raccomandata o posta elettronica, non oltre 10 giorni dal rientro. La richiesta di risarcimento deve essere preferibilmente corredata da prove, in particolare fotografie e filmati, o da testimonianze. La domanda si prescrive comunque in un anno, dopo il quale l’unica strada è quella di rivolgersi al Tribunale competente in materia.