La crisi economica, dal 2007 a oggi, è costata 122 miliardi di euro alle famiglie italiane, tra 47 miliardi di minori risparmi e 75 miliardi di minori consumi. Lo certifica il rapporto Coop 2015. Il 2015, grazie al lieve rialzo del Pil, sembra però essere l’anno della svolta. Na ripresa slow dopo 7 anni di crisi he hanno però lasciato cicatrici profonde nel tessuto sociale del nostro Paese, un’Italia bipolare e schizofrenica; sempre più lunga, il Sud sempre più sud (tra Trento e Calabria corrono più di 1000 euro di differenza nella spesa mensile), la forbice generazionale si è allargata (gli under 35 spendono 100 euro in meno al mese degli over 65) e il lavoro continua ad essere la grande discriminante e la grande chimera.
Metamorfosi anche per i connotati dell’italiano medio. Siamo i più palestrati e i più connessi d’Europa (12.000 palestre il record in Italia e più di 6 ore al giorno su Internet) se non atei certo più laici e indifferenti, i più evasori e tra i più altruisti (a fronte di una stima di 200 milioni di euro di evasione annua, sono 7 milioni gli italiani che prestano il proprio tempo gratuitamente in attività di volontariato). Mangiamo la stessa quantità di cibo degli anni Settanta (2,8 chilogrammi al giorno), ma si è profondamente modificata la dieta alimentare e più estesamente le tipologie di consumo. Impazziti per il bio da un lato (+ 20% all’anno), cresce anche il “cibo della rinuncia”: vegetariani (sono il 10%), vegani (il 2%). La parola d’ordine dei nuovi italiani è welness, star bene ma in senso meno edonistico del passato: siamo i più magri d’Europa e tra i più longevi, ci concediamo meno vizi di un tempo (meno alcool, meno fumo). A guardare i carrelli spicca la propensione per i consumi etnici + 18% nell’ultimo anno; l’internazionalizzazione del gusto -Expo o non Expo- ha fatto centro nel nostro Paese.
Intanto, sul lato delle vendite, quelle totali nei primi 7 mesi sono positive a valore (+0,7%) e piatte a volume (-0,1%). “Dal 1 trimestre – ha detto Marco Pedroni, presidente di Coop Italia – Coop ha puntato su riduzioni generali dei prezzi (6/7%) sulle grandi marche, con un calo complessivo dei prezzi dell’1,5%. Una deflazione che ha ridotto le vendite correnti dello 0,4% mentre i volumi aumentano: +1,1%. Così come cresce il private label: +2,2%”. Al governo rappresentiamo – dichiara Stefano Bassi neo presidente Ancc-Coop – le esigenze dei consumatori e chiediamo alcune scelte fondamentali: in primo luogo azioni coerenti perché non scattino le azioni di salvaguardia e quindi non ci sia un aumento dell’Iva che penalizzerebbe oltremodo i consumi. In secondo luogo – aggiunge Bassi – anche seguendo la nostra ispirazione valoriale si proceda con la legge contro gli sprechi alimentari, infine azioni concrete, sotto il profilo fiscale e delle politiche per l’occupazione, per sostenere le famiglie e i consumi interni.
di Laura Cavestri
fonte: sole24ore.it