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Dati sensibili in mano ai call center, la denuncia di Adico: “così tentano di rubare clienti agli altri fornitori”

Venerdì. Sanno tutto. Nome, cognome, codice fiscale, consumi e, ovviamente, il nuovo fornitore a cui ci si è rivolti. Stiamo parlando dei call center che proseguono imperterriti a contattare gli utenti, soprattutto quelli che hanno appena effettuato un switch, per farli desistere dalla propria scelta con escamotage e frottole di ogni genere.

Da diverse settimane Adico riceve segnalazioni di utenti mestrini e veneziani, soci dell’associazione e aderenti alla convenzione con il S4 Energia, che denunciano di essere stati contattati da sedicenti operatori di altre ditte, se non addirittura di rappresentanti di altre associazioni, i quali millantano che l’accordo non vale più e o addirittura che S4 non è in grado di mantenere i propri impegni.

“La cosa che lascia impietriti – commenta il presidente di Adico, Carlo Garofolini – è che ci sia questa incredibile fuga di dati sensibili. E non stiamo parlando solo del nome e cognome, del codice fiscale, dei consumi e degli importi delle bollette che stiamo pagando, ma anche del nuovo fornitore prescelto, che non dovrebbe essere un elemento conosciuto dagli altri fornitori”.

Spieghiamo meglio cosa sta succedendo anche perchè il problema va oltre la convenzione fra Adico ed S4 Energia, visto che anche utenti che si sono rivolti a nuove aziende, vengono contattati dai call center che sono a conoscenza ddi informazioni che dovrebbero essere top secret.

“Solitamente la “vittima viene contattata al telefono – prosegue Garofolini -. Il sedicente operatore comunica all’interlocutore di essere a conoscenza del nuovo fornitore e qui, con diverse scusa e una lunga serie di menzogne, cerca di convincerlo a desistere e a tornare con il vecchio oppure con uno nuovo, per il quale evidentemente il lestofante lavora. Bisogna porre massima attenzione a queste telefonate che rappresentano delle vere e proprie truffe”.

Da questa denuncia emergono varie considerazioni. In primo luogo, ci si chiede come avvenga la fuga di dati e in particolare come facciano i call center a conoscere il nuovo fornitore prescelto dalla vittima visto che il sistema informativo integrato di Arera scongiura questa opportunità. L’altro tema è il mancato rispetto della normative da parte dei call center stessi, visto che i contratti telefonico sono ormai vietati ed è sempre necessaria la firma del cliente. Infine, ci si domanda se le multe dell’antitrust siano giuste e sufficienti per bloccare la pratiche scorrette. Ma, a quanto pare, no. Sarebbe molto più utile, invece, che si prevedessero rimborsi per i clienti truffati, allora si forse le cose cambierebbero.

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