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Cala il salario reale in Italia. Garofolini: “fra le prime emergenze del Paese”

Che senso ha parlare in pompa magna di aumento dell’occupazione se poi in Italia i salari sono fermi da anni se non addirittura diminuiti? E’ questa la domanda che pone Adico a chi governa il Paese, soprattutto considerando che nel 2022 l’inflazione ha travolto tutti, ma soprattutto i lavoratori dipendenti, non protetti da meccanismi virtuosi come quello della rivalutazione che riguarda i pensionati.

“Lo stiamo dicendo da tempo – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’associazione dei consumatori – se non si affronta iol tema degli stipendi il potere d’acquisto di migliaia di lavoratori crollerà quando non lo ha già fatto. Intervenire sui salari deve essere la priorità dio qualsiasi governo ma è necessario evitare i bonus una tantum che sono delle mancette elargite il più delle volte per fini elettorali. Servono interventi strutturali, bisogna far crescere gli stipendi anche per stimolare i consumi e la crescita”.

Per capire come stanno evolvendo i salari in Italia proponiamo questo articolo tratto dal portale QuiFinanza.it .

Il salario reale di un lavoratore in Italia è diminuito da 30 anni a questa parte, in quanto nel 1990 si guadagnava di più rispetto a oggi. A evidenziarlo è una classifica Ocse che, basandosi sui dati Eurostat sui redditi medi dei Paesi membri dell’Unione Europea, ha sottolineato come il salario rapportato ai prezzi odierni è in calo drastico rispetto al 1990.

Numeri impietosi per l’Italia, soprattutto guardando allo scarto con gli altri Paesi membri che hanno saputo rispondere nel tempo all’inflazione che ha eroso, via via sempre più, gli stipendi degli italiani.

Salario reale, un passo indietro dal 1990

I dati sui quali è stata stilata la classifica Ocse sono quelli relativi ai salari reali dei Paesi dell’Eurozona registrati da Eurostat. Numeri che certificano, senza alcun dubbio, il passo indietro dell’Italia. Il nostro Paese, e soprattutto i nostri lavoratori, ha visto decrescere in maniera sostanziosa il reddito disponibile rispetto al 1990, con i dati al 2020 che fanno suonare il campanello d’allarme.

Rispetto a 30 anni fa, infatti, sono stati registrati cali del 2,9% nel salario reale paragonato a quello del 2020. Anno che, va sottolineato, ha risentito in maniera pesante della pandemia da Covid-19 e che ha visto poi la situazione economica aggravarsi sempre più.

Non è quindi una sorpresa l’ulteriore calo nel 2021, seguita da un -7,3% nel 2022 rispetto all’anno precedente. La causa? La crescita dei prezzi trainata dal rincaro dell’energia che ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto delle famiglie che comprano sempre meno. E contemporaneamente il mancato aumento degli stipendi, ancora fermi agli standard di anni e anni fa. Per non considerare poi le condizioni lavorative alle quali devono sottostare in tanti, tra contratti stagionali o la piaga del lavoro in nero che ancora oggi non riesce a essere debellata.

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