Venezia. La domanda sorge spontanea. Il contributo d’accesso introdotto in via sperimentale nel Comune di Venezia, serve per fare cassa o per regolare i flussi turistici? Vedendo i primi giorni di utilizzo e sentendo le voci di diversi cittadini, pare che la risposta giusta sia la prima. Il contributo serve per fare cassa visto che il centro storico, dal 25 al 30 aprile e dal’1 al 5 maggio, quando la tassa è stata applicata, non si è notata alcuna riduzione delle presenze che, in teoria, doveva essere lo scopo dell’iniziativa presentata dalla giunta come rivoluzionaria.
L’amministrazione comunale, nei giorni scorsi ha presentato un bilancio del contributo, mettendo in evidenza quasi esclusivamente i soldi raccolti. Molti residenti, però, intervenendo nei giornali e anche nel nostro sito, hanno rilevato che il traffico turistico non è affatto diminuito, rendendo pressochè inutile l’introduzione della tassa nata per regolare i flussi.
La questione rilevata da diversi cittadini riguarda soprattutto le deroghe, ritenute eccessive per ottenere un qualche risultato. Infatti, se si vuole combattere il pendolarismo (che noi riteniamo invece essere parte integrante del turismo veneziano) è assurdo, per esempio, non richiedere il contribuito ai veneti, dato che sono soprattutto loro i primi fruitori del centro storico senza pernottamento. Ma le critiche sono molte, anche per ciò che concerne la privacy.
“La sperimentazione è andata palesemente male se si voleva ridurre il numero di turisti – sottolinea Carlo Garofolini, presidente dell’Adico -. E’ andata molto meglio per le casse dell’amministrazione ancora una volta alimentate dai cosiddetti foresti. Noi continuiamo a manifestare la nostra totale contrarietà, anche alla luce di quanto visto finora. La nostra associazione ritiene aberrante che si trasformi Venezia in un museo all’aperto, la privatizzazione del centro storico ma contro ogni buon senso ed è un messaggio elitario e classista che oggi più che mai ci trova contrarissimi”.