L’Italia torna in recessione: Pil -0,2%. Dato peggiore da 14 anni, Borsa giù

Doccia fredda sulla ripresa, perché l’Italia torna in recessione dopo aver fatto segnare un secondo trimestre consecutivo in flessione. Il Pil risulta ancora negativo scendendo dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti, quando aveva segnato un calo dello 0,1%. Su base annua, invece, scende dello 0,3%. Il calo congiunturale, sottolinea l’Istat, è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti di attività economica: agricoltura, industria e servizi ed è peggiore delle attese degli analisti, che indicavano una forchetta tra il -0,1% e il +0,1%. Il ribasso sembra risentire dell’indebolimento della spinta da fuori confine perché dal lato della domanda il contributo alla variazione del Pil, al lordo delle scorte, risulta nullo, mentre quello della componente estera netta è negativo. Riparte invece la produzione industriale a giugno, ma, dopo due mesi di cali, non è sufficiente per tornare in positivo nell’intero trimestre. Le cifre snocciolate dall’istituto di statistica inducono il premier Matteo Renzi ad uscire allo scoperto in una lettera ai parlamentari della maggioranza: «In queste ore i dati negativi sulla crescita non devono portarci alla solita difesa d’ufficio – dice il presidente del Consiglio -. Dobbiamo avere il coraggio e la voglia di guardare la realtà: l’Italia ha tutto per farcela e per uscire dalla crisi». E ha aggiunto: «Nel 2012 abbiamo fatto meno 2,4%. Nel 2013 abbiamo fatto meno 1,6%. Nei primi sei mesi siamo a meno 0,3%. Dobbiamo invertire la rotta. Ma dipende solo da noi. Dal nostro lavoro in Parlamento e nel Paese».

Le ripercussioni in Borsa

La conseguenza è un’ulteriore corrente di vendite a Piazza Affari con Piazza Affari che chiude in deciso calo. Il Ftse Mib cede il 2,70% a 19.509 punti bruciando 12,81 miliardi di euro. Restano sotto pressione le banche con lo spread tra Btp e Bund attorno ai 170 punti. «Quello del Pil è un dato molto sorprendente. A questo punto, sulla base dei primi due trimestri, c’è una discreta probabilità che il dato finale sia negativo (-0,1%) su anno», commenta Luca Mezzomo di Intesa Sanpaolo.

Il commento amaro della Ue

«Il Pil italiano peggiore delle attese ritarda di nuovo la ripresa e avrà un impatto negativo sulle finanze, ma è troppo presto per fare valutazioni sul deficit», così il portavoce del commissario Ue all’economia, il finlandese Jyrki Katainen. «Sfortunatamente i dati di oggi indicano che la ripresa in Italia è nuovamente ritardata. I dati danno un Pil 2014 più debole di quanto previsto dalle previsioni economiche della Commissione della scorsa primavera, ma è in linea con previsioni più recenti di altre istituzioni internazionali, come Fmi e Banca d’Italia», ha detto il portavoce di Katainen, Simon O’Connor. «Avrà un impatto negativo sulle finanze pubbliche ma allo stesso tempo gli ultimi dati sul gettito fiscale e sulle spese non ci consentono di vedere un trend chiaro, quindi è troppo presto per aggiornare le stime del deficit 2014».

Le analisi

« Un dato negativo ma ci sono anche aspetti positivi, la produzione industriale sta andando molto meglio e i consumi continuano seppur lentamente a crescere», dice in un’intervista al Tg2, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. «Se ne esce – afferma il titolare del Tesoro – continuando con la strategia del governo, riforme strutturali, semplificazioni, aumento della competitività». Il ministro ha confermato che la legge di Stabilità renderà permanente il bonus di 80 euro per i redditi da lavoro medio bassi ma ha invitato le famiglie «a spendere al meglio le risorse aggiuntive che vi vengono trasmesse». Analisi condivisa dall’economista Giacomo Vaciago: «Il Paese è da ricostruire, ma non servono altre manovre, piuttosto ci vogliono investimenti in nuove fabbriche e infrastrutture. Il Paese non cresce da venti anni e va indietro da cinque. È stato come un terremoto, abbiamo perso il 20% delle nostre fabbriche». Mentre il segretario Cisl, Raffaele Bonanni, rivendica la necessità di «un taglio più vigoroso e strutturale delle tasse su lavoratori ed imprese che investono, una raccomandazione, questa, che ci fa l’Europa che ci dice, per l’appunto, di spostare le tasse sui consumi». Secondo l’economista francese Jean Paul Fitoussi e docente all’università Luiss «allentare i vincoli Ue è una condizione necessaria ma non sufficiente: servono politiche di investimento per poter costruire un futuro dopo gli anni che si sono persi». Per questo motivo «Renzi ha ragione, fa bene ad andare a Bruxelles e a chiedere queste cose. Se vogliamo uscire dalla recessione l’unica via da percorrere e quella della crescita e degli investimenti».

Di Fabio Savelli
fonte: corriere.it

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