Nel 2023 le famiglie veneziane hanno sborsato 2 mila e 300 euro in più. Garofolini: “legge di bilancio insufficiente contro il caro-vita”

Venezia. Piuttosto che niente, meglio “piuttosto”, recita un vecchio adagio. E di certo i benefici economici previsti dal governo in manovra per le famiglie a reddito medio basso non sono “niente” sebbene non siano neppure molto. Partendo da questo presupposto, però, non si può nascondere la drammatica realtà provocata dall’inflazione galoppante e testimoniata dai dati Istat, elaborati da Adico. Secondo l’associazione dei consumatori, che si è concentrata sul Comune di Venezia, le famiglie residenti fra terraferma e centro storico (con alcune piccole differenze visto che fra calli e campielli i prezzi sono più alti) spenderanno nel 2023 circa 2 mila e 300 euro in più del 2022, con un surplus medio di 190 euro al mese. Così, tenendo conto che il vantaggio economico per le famiglie veneziane interessate dal taglio del cuneo fiscale e dalla rimodulazione degli scaglioni Irpef dovrebbe aggirarsi fra i 400 e i 600 euro annui, è facile comprendere come siamo ancora lontani dal recupero del potere d’acquisto martoriato dai rincari del 2022 e del 2023. In tale contesto, la nota teoricamente positiva è il livello di inflazione registrato a ottobre (1,7 o 1,8%) che, come sottolineato da più fronti, è tuttavia drogato dai costi monstre dell’energia raggiunti a ottobre 2022. Insomma, il caro-vita continua a minare i bilanci delle famiglie veneziane (e non solo) tanto da annullare del tutto i benefici previsti dalla manovra di bilancio.

“I soldi che resteranno in tasca alle famiglie con reddito medio basso non bastano minimamente a bilanciare i rincari – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – anche se possono rappresentare almeno una piccola boccata d’ossigeno per alcuni nuclei familiari. Secondo noi, è giusto lavorare sul cuneo fiscale e in generale sui redditi, ma non a spot, bensì in modo strutturale. Le mosse del governo sono anzitutto provvisorie e soprattutto costosissime. Il rischio è di far pagare la manovra alle generazioni future. La speranza è che l’inflazione torni a livelli normali, piazzandosi sotto il fisiologico 2% per poi avviare finalmente politiche espansive. La cosa che sta mancando totalmente in questa battaglia contro l’inflazione è un incentivo alla concorrenza, unico modo per abbassare i prezzi e una seria lotta contro le speculazioni e contro i cartelli, che aggirano proprio la concorrenza stessa”.   

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