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Bollette esorbitanti per la scadenza dell’offerta. Tutto ciò che c’è da sapere.

L’offerta del fornitore scade, la bolletta triplica (quando va bene), l’utente viene spennato. Dal 2023 sono tantissime le segnalazioni di questo tipo che giungono all’Adico, l’ultima delle quali riguarda una socia del trevigiano che ha subito un aumento del 305% sull’ultima fattura del gas, che conteneva un importo da pagare di 2.400 euro, con una crescita della tariffa da 0,60 a 2,43 euro a metrocubo.

Ma che sta succedendo? E, soprattutto, come ci si può muovere? Vogliamo fare chiarezza anche di fronte alle molte richieste di class action che giungono alla nostra associazione e che non possono essere assolutamente soddisfatte. Come non si può neppure ottenere molto a livello individuale, a meno che il fornitore non si dimostri disponibile al compromesso. Affrontiamo il tema punto per punto.

  1. L’utente ha un stipulato un contratto con un determinato fornitore, approfittando di una specifica offerta.
  2. L’offerta scade (non il contratto che invece è sempre a tempo indeterminato) e dunque anche le tariffe a essa collegate.
  3. Il fornitore, che deve comunicare in forma scritta la scadenza della promozione tre mesi prima che essa avvenga, se non riceve indicazioni dal cliente, applica la tariffa che più lo aggrada e che solitamente è molto alta.

Il punto 3 è ovviamente quello più critico e contiene il nodo della questione e delle stangate economiche. Le persone che ricevono fatture esorbitanti e che poi si rivolgono ad associazioni come la nostra, dichiarano di non aver mai ricevuto comunicazioni in merito alla scadenza dell’offerta. Quando il nostro ufficio legale scrive all’azienda fornitrice chiedendo la rettifica delle bollette intimando di calcolarle con le tariffe precedenti, ottiene per lo più sempre la stessa risposta: “siamo spiacenti di comunicarvi che non è stato possibile accogliere la vostra richiesta. Dalle verifiche eseguite nei nostri sistemi, la lettera di rinnovo (delle tariffe, ndr) risulta inviata in data…. Vi informiamo che nel rispetto delle regolazione vigente, il venditore deve inviare la comunicazione di modifica delle condizioni economiche alla scadenza di quelle precedenti in forma scritta e che tale comunicazione si presume ricevuta trascorsi 10 giorni dall’invio della stessa, fatta salva prova contraria”.

A questo appunto, purtroppo, non c’è molto da fare. A meno che, appunto, il fornitore non si dimostri disponibile a un compromesso.

Il problema principale, ovviamente, è che l’azienda non ha alcun obbligo di inviare la comunicazione con una raccomandata o con una pec, che sono le due uniche modalità (assieme al fax) con le quali è possibile dimostrare o meno di aver ricevuto la lettera. Quest’obbligo non esiste ed è, secondo Adico, una cosa inammissibile che deve essere aggiustata il prima possibile a livello normativo.

Ci chiediamo altresì perché il fornitore, alla scadenza dell’offerta, applichi le tariffe più alte che ha (o fra quelle più alte) quando invece avrebbe molte altre promozioni da applicare. Infatti, appena un utente chiama per protestare, si sente proporre nuove, mirabolanti offerte che, se applicate subito, avrebbero evitato il salasso. Ovviamente gran parte degli utenti si è salvata perché ha ricevuto e letto la comunicazione con la quale il fornitore comunicava l’imminente scadenza dell’offerta. Quelli che invece affermano di non aver ricevuto nulla hanno subito la mazzata.

Naturalmente al cittadino non resta altro che pagare la fattura monstre e poi aderire a una nuova offerta oppure cambiare fornitore.

“Noi stessi – spiega Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – evitiamo ormai di aprire pratiche su questo fronte proprio perché abbiamo visto che le norme attuali, abbastanza scandalose, impediscono all’utente di ottenere qualcosa. Ci auguriamo che si corra ai ripari il prima possibile imponendo alle ditte di inviare comunicazioni tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o via pec. Ai cittadini invece suggeriamo di diffidare di chi promette rapide soluzioni del problema o annuncia l’avvio di class action che comunque, al di là del merito, non avrebbero alcuna base per essere promosse”.   

Una risposta

  1. Perché chi ha soldi investiti in Bot/CCT/BTP ecc. A Queste persone non fa reddito ISEE se hanno soldi investiti, come detto. Secondo Voi è giusta questa cosa? Perché il governo nn alza il reddito dell’ ISEE, e soprattutto dando un aiuto concreto a chi non c’è la fa’. O togliendo o abbassando l’Iva o togliendo le accise e/o le spese del trasporto?

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