La Commissione europea ha aperto due indagini formali su Google, sull’abuso di posizione dominante nel mercato della ricerca online, e avviando un’indagine sulla possibile violazione delle regole antitrust Ue da parte del sistema operativo di Google per smartphones, Android.
Il leader mondiale dei motori di ricerca (in Europa ha una quota di mercato del 90%) rischia una multa fino a 6 miliardi di euro.
Si tratta di un’accusa molto simile a quella rivolta dall’Ue a Microsoft qualche anno fa per gli abusi di posizione dominante attraverso il sistema operativo Windows, che domina il mercato dei computer. Google è sospettato, tra le altre cose, di aver usato la sua posizione di forza nel settore per costringere i produttori di smarthpones e tablets ad accettare “la pre-installazione esclusiva di applicazioni e servizi di Google”.
Nel mercato delle ricerche, si tratta della conclusione di un’indagine Ue che va avanti da anni. Ora il nuovo commissario alla concorrenza, Margrethe Vetsager, accusa Google di abuso di posizione dominante in quanto “Google sistematicamente mostra in posizioni più visibili nei risultati di ricerca i suoi servizi di comparazione di prodotti, indipendentemente dal merito”, si legge in una nota della Commissione.
In sostanza, le ricerche di Google, che è di gran lunga il più usato motore di ricerca nell’Ue, favoriscono i suoi servizi e non garantiscono risultati neutri. Su Android, si tratta dell’avvio di un’indagine formale. Google è sospettato di usare il sistema operativo Android, che è tra i più diffusi al mondo su smartphones e tablets, per guadagnare terreno in altri mercati adiacenti di servizi e applicazioni.
LA REPLICA DI GOOGLE
Con rispetto, ma siamo fortemente in disaccordo con lo ‘Statement of objection’ e non vediamo l’ora”di presentare la nostra posizione “nelle prossime settimane”. Così Google sul blog ufficiale risponde all’Antitrust Ue.
“Per quanto Google possa essere il motore di ricerca più usato, le persone oggi possono trovare e accedere alle informazioni in molti modi diversi ed è provato che le pretese di danni ai consumatori e ai concorrenti non centrano il bersaglio”, si legge nella nota.
Non solo “ci sono numerosi altri motori di ricerca quali Bing, Yahoo,Quora, DuckDuckGo e una nuova generazione di assistenti di ricerca come Siri di Apple e Cortiana di Microsoft. Inoltre, ci sono tonnellate di servizi specializzati quali Amazon, Idealo, Le Guide,Expedia o eBay. Inoltre le persone usano sempre di più social quali Facebook eTwitter per cercare suggerimenti su dove mangiare, quali film guardare o come decorare la propria casa”. E ancora “quando si tratta di notizie, spesso gli utenti vanno direttamente sui loro siti preferiti. Per esempio, Bild e The Guardian ricevono più dell’85% del loro traffico direttamente; meno del 10% arriva da Google”.
Fonte: Avvenire