MOGLIANO. Nell’Italia dei furbetti, dei finti invalidi, degli evasori totali, dei ladri del reddito di cittadinanza, una storia di “insolita” onestà può trasformarsi in un fatto straordinario. E così si può definire tranquillamente straordinario il comportamento di Vania Sartorel, insegnante 45enne residente a Mogliano Veneto, che da circa un anno chiede all’Inps di sospenderle la Naspi (l’assegno di disoccupazione, per intendersi) perché non dovuto dato che lei da settembre 2020 è stata riassunta, come sempre, ma questa volta addirittura con un contratto a tempo indeterminato. La vicenda, però, finirebbe qui se l’Ente previdenziale avesse accolto la sua richiesta, sospendendole il pagamento. E Invece? Nulla da fare, la Naspi continua ad essere accreditata nel conto corrente dell’insegnante tanto che si è ritrovata a pagare nella sua dichiarazione dei redditi 1.400 euro di tasse relativi proprio all’assegno di disoccupazione. Ora, dunque, è sceso in campo l’ufficio legale dell’Adico, a seguire una storia che sembra pubblicata nel libro dei paradossi. “Abbiamo già scritto all’Inps – sottolinea Carlo Garofolini, presidente dell’associazione -. E non ci succede spesso di invocare la sospensione di un beneficio perché non dovuto. Ci auguriamo che l’Inps dia seguito alla nostra diffida o che indichi alla nostra socia dov’è l’inghippo. La richiesta che facciamo, d’altra parte, è semplice e per nulla penalizzante per l’Ente previdenziale: sospensione della Naspi e restituzione da parte della socia di quanto indebitamente ricevuto, con la decurtazione ovviamente dell’importo pagato per le tasse”.
La storia inizia nell’estate del 2020 quando Vania Sartorel, a quel tempo insegnante prearia, chiede come ogni anno la Naspi per i mesi di luglio e agosto. A settembre, visto che prende servizio a scuola fra l’altro finalmente a tempo indeterminato, chiede la disdetta dell’assegno. L’Inps, però, non dà seguito alla domanda e continua ad accreditarle la disoccupazione. La donna non smette di segnalare l’anomalia alla sede di Treviso e chiede pure un incontro per correggere l’errore. All’appuntamento, però, le viene spiegato che lo sbaglio è stato corretto già a settembre (sic!) e che è tutto in ordine. Eppure quei soldi continuano ad arrivare al suo conto corrente. Al momento della dichiarazione dei redditi, poi, ecco la beffa: a causa della Naspi deve pagare 1.400 euro di imposte.
“Questo caso che stiamo seguendo è un racconto di onestà ma anche di inefficienze – afferma ancora Garofolini -. Non capiamo come mai l’Ente insita nel proprio errore visto che è stato segnalato dalla diretta beneficiaria. Adesso il pericolo è che si intimi all’insegnante la restituzione immediata di quanto indebitamente pagato magari anche con toni perentori e accusatori. In ogni caso la nostra socia è più che intenzionata a restituire tutto, ed è per questo che si è affidata a noi. Naturalmente, però, devono essere decurtati i soldi delle tasse e deve essere sospeso il pagamento della disoccupazione”.