Mestre. Erano abituati a bollette contenute anche quando gli altri utenti ricevevano fatture dagli importi clamorosi, a causa dell’inflazione. Eppure a partire dal 2023 sono molti i clienti beneficiari di contratti con tariffe a prezzi bloccati (siglati prima del 2022) “vittime” negli ultimi mesi di bollette luce e gas dai costi triplicati se non quadruplicato o quintuplicati. Che sta succedendo? Semplice e grave: alcune aziende stanno facendo le furbe e ignorano che esiste un decreto, il decreto Aiuti bis, datato agosto 2022, nel quale con l’articolo 3 si vieta ai fornitori stessi di applicare modifiche unilaterali del contratto, soprattutto sul fronte dei prezzi, se risultano peggiorative per i clienti. Questa regola, inizialmente valida fino al 30 aprile 2023, resterà in vigore fino al 30 giugno e quindi fino a quella data i contratti con prezzi fissi non potranno essere toccati. Il congelamento della promozione vale anche per i preavvisi già comunicati ai clienti prima dell’entrata in vigore del decreto (10 agosto), a patto che le modifiche di prezzo non fossero già scattate. L’azienda può cambiare le tariffe solo se il contratto va a scadenza naturale prima del 30 giugno. Eppure, come ricorda Carlo Garofolini, presidente dell’Adico, “abbiamo aperto addirittura cinque pratiche su questo fronte nelle ultime due settimane. Forse qualche azienda sperava che il cliente non conoscesse la normativa, come effettivamente successo in alcuni casi. Oppure puntava sul fatto che non fosse a conoscenza della proroga al 30 giugno. Le persone che si sono rivolte a noi, però, denunciano aumenti imbarazzanti, con bollette che passano anche da 100 a 500, 600 euro quasi a parità di consumi. Una follia”. In caso di condotta illegittima da parte del fornitore, l’utente deve inviare opportuna segnalazione ad antitrust ed Arera. Deve inoltre contestare al gestore quanto accaduto con raccomandata A/R o pec chiedendo che venga applicato il prezzo previsto dal contratto. In assenza di una risposta sodisfacente è necessario presentare una istanza di conciliazione all’Arera.