Pagare per un servizio che non ci viene fornito è sbagliato e ingiusto, sia a livello normativo che a livello logico. Partendo da questo principio basilare, Adico è scesa in campo per assistere N.M., pensionata mestrina classe ’47, che si ritrova con una fattura della Wind contenente importi non dovuti per il modem, circa 150 euro. Per più di un mese e mezzo, infatti, la linea internet a casa della donna non ha fornito alcun segnale impedendole di navigare nel web com’era solita fare quotidianamente e soprattutto di visualizzare gli appuntamenti fissati online dall’Inps.
La questione va al di là della somma contestata e spazia invece sui tanti ostacoli e le tante incombenze che colpiscono il cittadino nel suo ruolo di fruitore di servizi. “Perchè – si chiede Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – le persone vittime di disservizi palesi ogni volta sono costretti a perdere tempo, spesso soldi e pazienza per sistemare situazioni che non dipendono dalla loro volontà. Prendiamo questa nostra socia che ha una certa età e ha vissuto situazioni familiari per nulla piacevoli. Per quale motivo è costretta a rivolgersi a un’associazione dei consumatori per un problema che non dovrebbe neppure esistere?”
In effetti la pensionata mestrina a partire dal 4 gennaio è rimasta senza internet e a nulla sono servite le cinque chiamate all’operatore per richiedere un intervento. Il tecnico però non si à mai visto e così M.N. ha deciso di cambiare compagnia per sbloccare la situazione, fermando anche l’addebito in banca. Peccato, però, che nella bolletta di chiusura, Wind abbia conteggiato anche il periodo in cui la linea non ha funzionato per un totale, come detto, di circa 150 euro.
“Oltre a richiedere lo scorporo degli importi relativi al periodo di blocco del modem – conclude Garofolini – richiediamo l’indennizzo per i problemi subiti dalla nostra socia a causa del disservizio”.