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Indagine Adico: stipendi bassi per i dipendenti e decessi causati dalla demenza (leggi alzheimer): ecco i mali che affliggono la provincia di Venezia

Venezia. In una provincia che cambia, cresce in vari settori e regala buone performance soprattutto dal punto di vista dell’occupazione, c’è un dato che preoccupa e che, a cascata, può peggiorarne molti altri. Parliamo della retribuzione annua dei lavoratori dipendenti che registra addirittura un rallentamento a fronte di un’inflazione molto aggressiva, soprattutto nel 2022 e nel 2023. Inquietante pure il trend dei decessi legati alla demenza e alle patologie del sistema nervoso, più che raddopiati nell’arco di venti anni.

E’ questo il dato più emblematico fra quelli elaborati dall’Adico nell’ambito di una indagine che ha preso in esame una parte dei 152 indicatori Bes (benessere e sostenibilità) diffusi dall’Istat. Lo studio dell’associazione si è concentrato sul Veneziano, con un percorso storico che, per alcune voci, parte addirittura dal 2004.

RETRIBUZIONI. Partiamo proprio dalle retribuzioni. Secondo i dati dell’istituto di statistica fra il 2018 (primo dato disponibile) e il 2022 lo stipendio dei dipendenti è diminuito dell’1,4%, passando da19.494 a 19.205 euro. Un calo molto più rilevante di ciò che dice il numero percentuale, ma in realtà drammatico tenendo conto di un caro-vita che nel 2022 è esploso. Per i dipendenti, un crollo verticale del potere d’acquisto. Va meglio ai pensionati protetti dalla rivalutazione che tutela (almeno in parte) gli assegni previdenziali dall’inflazione galoppante. Gli anziani con pensione bassa sono calati dall’8,9% del 2011 al 6,9% del 2022. Però, c’è un però. Questa variazione è trascinata dalle pensionate visto che la percentuale di quelle “povere” è scesa dal 12,1 al 6,9%. Per gli uomini discorso opposto: i pensionati con assegni bassi erano 5,7 ogni 100 ora sono 8,7.

LAVORO. Sul fronte occupazionale anche la provincia beneficia di un generale risveglio registrato in tutto il Paese già da qualche anno. In provincia il tasso di occupazione è sceso dal 69,2 % del 2019 al 73,5% del 2022. Sale l’occupazione giovanile (40,8% nel 2019, 43,7% nel 2023), scende la occupazione, sempre riferita ai giovani (dal 10,9 all’8,4%). Trend positivo anche analizzando i neet, i ragazzi che non studiamo e non lavorano. Nel 2018 rappresentavano il 16% ora sono il 13,8, percentuale sempre molto elevata ma comunque in discesa. Il tasso di mancata partecipazione al lavoro giovanile passa dal 10% del 2019 al 14,3% del 2023.  All’apparenza positivo anche l’indice degli infortuni mortali o capaci di provocare inabilità permanenti: dal 10 ogni 100 mila abitanti in età lavorativa (2019) a 7,1 (2022).

SALUTE. Ma come stanno i Veneziani? Anche qui i dati sono per lo più confortanti salvo alcune eccezioni. Ma partiamo dall’inizio. L’aspettativa di vita si attesta, nel 2023, a 83,1 anni. Quattro lustri prima, ci si fermava a 81. Come sempre, le donne sono più longeve: la speranza di vita arriva a 85,1 anni (84,1 nel 2004). Crescita più marcata per gli uomini che in media vivono 81,1 anni rispetto ai 78,1 del 2004. Prevenzione e nuove cure fanno diminuire anche la mortalità per tumore (per i soggetti di età compresa fra i 29 e i 64 anni) e in modo consistente: i decessi erano in media 11,5 ogni mille abitanti nel 2004, nel 2021 siamo arrivati a 7,7. Note negative dalla mortalità infantile anche se negli anni le oscillazioni sono numerose e non facilmente spiegabili: nel 2004 non sono sopravvissuti in media 1,4 neonati ogni 10 mila nati, nel 2021 il dato è salito a 1,7. L’anno peggiore, però, in questo arco di tempo, risulta il 2009 con 2,8 bimbi morti alla nascita su 10 mila bambini sopravvissuti. Molto preoccupante, infine, il dato sulla mortalità per demenza (leggi alzheimer). Ogni 10 mila ultra65enni veneziani, nel 2004 si sono registrati in media 21,5 decessi. Nel 2021 la cifra è quasi raddoppiata

SICUREZZA. Sulla sicurezza, fra i principali talloni d’ Achille del capoluogo, i numeri sono tutt’altro che omogenei e registrano oscillazioni molto consistente di anno in anno. Proviamo a fare una sintesi. Gli omicidi volontari, che non sono certo una prerogativa del territorio, sono stato 0,6 ogni 100 mila abitanti nel 2006 e 0,1 nel 2022. Più significativi i dati su altri reati. Nel 2006 si sono registrate 365 denunce di borseggio nel 2022 siamo scesi a 308. Ma, guardando ad altri anni, troviamo che nel 2019 le denunce sono state 687. Nel 2018 addirittura 789. Le segnalazioni di rapine si sono fermate nel 2022 a quota 41,1 ogni 100 mila abitanti rispetto alle 43,4 del 2006. Molto emblematica, invece, la tendenza mostrata dai furti in abitazione (fra i reati maggiormente temuti dai cittadini): 276 denunce nel 2006, 360 nel 2022.

COMMENTO. “La disamina dell’Istat – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – ha il pregio di analizzare buna evoluzione ventennale di molti indicatori fondamentali per leggere la nostra società: salute, istruzione, innovazione, ambiente, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere, sicurezza e molto altro ancora. I risultati per la provincia di Venezia parlano di un territorio che migliora, seppur lentamente, le proprie performance scontando però criticità tutt’altro che banali come quella degli stipendi dei dipendenti e, soprattutto della mortalità per demenza. Riteniamo che questi due temi necessitino grandi attenzioni da parte della politica, da una parte abbiamo una larga fetta di lavoratori che, a causa di salari fermi da anni, non riescono a mantenere il proprio potere d’acquisto, non sostengono i consumi e si impoveriscono. Dall’altro abbiamo migliaia di anziani che, anche grazie all’allungamento della vita, arrivano a gravi situazioni di non autosufficienza soprattutto a causa di demenza senile e in particolare di alzheimer. Considerando che la popolazione invecchia sempre più, questo fattore deve diventare centrale nell’organizzazione della sanità territoriale”

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