Mestre. Due operatori, due contratti, due fatture e un solo numero telefonico a cui offrire i servizi. E’ questa l’assurda situazione che sta vivendo M.K., impiegata mestrina seguita ora dall’Adico che l’ha già assistita nella prima udienza innanzi al Co.re.com.
Il problema nasce dalla richiesta di cambio operatore, da Tim a Wind, motivato da un normale vantaggio economico riscontrato in un’offerta della seconda compagnia riguardante la telefonia fissa e la linea internet. Insomma, M.K. richiede il passaggio da una compagnia a un altro, come fanno quotidianamente centinaia di utenti. Peccato però che la donna, dopo un mese, riceva una doppia fatturazione, con la richiesta di pagamento sia da parte di Tim che da parte di Wind, ovviamente per lo stesso identico servizio. La casistica non è assolutamente nuova, è il caso dirlo. Può succedere che una compagnia non riceva o affermi di non aver ricevuto dalla nuova compagnia la richiesta di migrazione del numero e quindi continui a inviare bollette. Chiaro che, una volta svelato l’arcano, le fatture in questione vengono annullate e, se l’importo è già stato pagato, si procede con il rimborso da parte del “vecchio” operatore.
Così doveva succedere, in teoria, anche in questo caso. Adico, infatti, ha assistito la socia davanti al Co.Re.Com., il comitato regionale per le comunicazioni, richiedendo a Tim di bloccare la fatturazione e di annullare le bollette precedenti. Ma qui è successo qualcosa di davvero anomalo per questa tipologia di vicende. Alla prima udienza Tim si è infatti riservata di verificare la posizione dell’utente perché, secondo le la stessa azienda, non sarebbe arrivata da Wind alcuna richiesta di migrazione del numero, passaggio necessario quando si procede con la chiusura di un contratto e l’apertura di un altro. In effetti, dal punto di vista tecnico, se Tim ritiene di non aver ricevuto alcuna domanda di migrazione, il contratto non si può chiudere perché il rischio è che la cliente resti senza telefono e senza internet, essendo (teoricamente) ancora collegata alla rete della stessa Tim.
“Sembra di essere giunti a un punto morto – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico – pare di essere nel film Una poltrona per due. Il nostro ufficio legale, però, ha chiesto una istanza di definizione del caso. Si cercherà di capire, documenti alla mano, chi sia attualmente il possessore della numerazione. Nel caso in cui a tutti gli effetti non risulti la richiesta di migrazione, chiederemo a Wind di restituire quanto pagato finora alla cliente la quale potrà così onorare le fatture di Tim, lasciate in sospeso. A quel punto, ovviamente, si richiederà, quasi certamente il cambio operatore. La storia, però, è unica nel suo genere e ci ha lasciati allibiti. Ma la risoluzione è alla portata di mano”.