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Gli aumenti delle “minime”? In Veneto riguarderanno il 5,5% dei pensionati. Adico: “misura irrilevante”

Venezia. Annunciati in pompa magna, rinviati per motivazioni tecniche, attesi con trepidazione dai diretti interessati, arrivano a luglio gli aumenti delle pensioni minime con tanto di arretrati che comprendono il periodo gennaio-giugno. Un grande notizia, si dirà, perché finalmente tanti anziani potranno affrontare i rincari tutelando, per quanto possibile, il proprio potere d’acquisto martoriato dai rincari. Eppure, a fare bene i conti, ci si scontra con una realtà molto meno rosea di quanto gli annunci farebbero pensare. I “tanti” anziani, infatti, non sono per niente tanti. Analizzando il casellario dell’Ente previdenziale e tenendo conto che l’ultima circolare dell’Inps (la numero 35 del 3 aprile 2023) esclude dalla base di calcolo “le prestazioni fiscalmente non imponibili, le prestazioni di carattere assistenziale; le prestazioni a carattere facoltativo e le prestazioni di accompagnamento a pensione” ci si rende conto che a beneficiare degli incrementi saranno in tutto circa 71 mila pensionati veneti, il 5,5% del totale. Non sarebbero molti di più senza quella circolare ma la comunicazione di aprile ha reso ancora più irrilevante una misura che, ricordiamolo, costa comunque 400 milioni di euro per il 2023.  Per quanto riguarda gli importi, come ricorda il portale di QuiFinanza.it, il rialzo delle pensioni minime sarà per quest’anno del 6,4%, ma soltanto per chi ha più di 75 anni (circa 30 mila). Questa categoria riceverà un incremento di 36,08 euro, che farà salire il mensile da 563,74 a 599,32 euro. I contribuenti sotto questa soglia di età (in Veneto, circa 41 mila soggetti) riceveranno soltanto 8,46 euro in più, passando da 563,74 euro a un massimo di 572,2 euro al mese.

“Purtroppo siamo alle solite – commenta Carlo Garofolini, presidente dell’Adico -. Ad annunci roboanti corrispondono purtroppo effetti più che irrisori. Diciamolo in modo chiaro, questi incrementi non cambieranno praticamente nulla. Sono comunque modesti e vanno in tasca a pochissime persone e senza particolari benefici per le stesse. Portare le minime a mille euro sarebbe davvero utile, come era fra le promesse mai realizzate di Silvio Berlusconi. Questo aggiustamento serve più per la propaganda che per le tasche di chi non arriva a fine mese. Per fortuna a luglio arriva la 14esima mensilità che riguarda alcune centinaia di migliaia di pensionati veneti. Una boccata d’ossigeno concreta e tangibile che attenuerà la scia dell’inflazione esplosa a primavera del 2022. Aspettando tempi migliori”.      

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