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Non solo bonus, le nuove tasse del governo Meloni

Considerando il generale aumento del costo della vita, si va spesso a caccia di nuove informazioni in merito ai bonus annunciati e a quelli in fase di discussione. Com’è ovvio che sia, però, il governo di Giorgia Meloni non è unicamente rivolto a studiare contributi per l’assistenza delle fasce di popolazione meno abbienti.

Sono infatti in arrivo nuove tasse per riuscire ad avere la certezza di poter finanziare la Legge di Bilancio, il cui costo si aggira tra i 25 e i 30 miliardi di euro. Ad oggi l’esecutivo è riuscito a individuare fondi a sufficienza per coprire metà dei costi pervisti. Ciò rende tutti gli impegni presi con il proprio elettorato soltanto virtuali, almeno per il momento. Si sta però lavorando per riuscire a mettere in pratica quanto promesso.

Legge di Bilancio: soldi virtuali

Come detto, il governo Meloni ha individuato risorse economiche in grado di coprire circa la metà del necessario. Si parla di 12 miliardi di euro, a fronte dei 25/30 necessari. Anche la cifra a disposizione, però, lo è soltanto in potenza.

Se è vero che sei miliardi sono certi, il restante è frutto di calcoli ben precisi, contando di poter usufruire di 1.5 miliardi di euro risparmiati sulle somme stanziate per l’assegno unico per i figli. Al tempo stesso, sono attesi 4.5 miliardi di euro dai margini del deficit. Una legge di bilancio traballante, c’è da dirlo, ma non è affatto detta l’ultima parola.

Il grande interrogativo del governo Meloni è dunque, attualmente, dove trovare il resto dei miliardi necessari per finanziare la Legge di Bilancio. La Premier si è rivolta ai propri ministri, ben certa della necessità di far quadrare i conti, al fine di non perdere una sfida politicamente e socialmente cruciale, per il partito e il Paese.

Governo Meloni: due nuove tasse

Ha avuto inizio un processo di spending review nei vari ministeri, così da tagliare tutto il superfluo, ricercando fondi in ogni dove. Ci si aspetta da tale fronte circa 1.5 miliardi di euro. Sono invece 2.5 quelli che si spera possa garantire la tassa sugli extraprofitti della banche, che tanto sta facendo discutere, anche in ottica di eventuali ripercussioni per i cittadini.

Una questione tutt’altro che semplice, anzi. Giorgia Meloni potrebbe dover fronteggiare tanto l’opposizione quanto l’eventualità che il processo venga definito incostituzionale. Una situazione che definire spiacevole sarebbe un eufemismo, considerando come ci sia una prospettiva devastante all’orizzonte: lo Stato potrebbe incassare i soldi dalle banche e, qualora la tassa sugli extra profitti dovesse essere giudicata incostituzionale, dover restituire il tutto agli istituti di credito in seguito, facendo del tutto saltare i “conti del banco”.

Dal 2024, poi, è prevista una tassa sulle multinazionali ma, anche in questo caso, non sembrano esserci grandi certezze. Si riuscirà a ottenere la cifra necessaria? Ecco il dubbio. L’aliquota dovrebbe essere del 15% ma il condizionale lascia spazio a un margine d’errore problematico. Il gettito potrebbe essere al di sotto delle stime, dunque.

Un fragile castello di carte, che potrebbe venir giù nel caso in cui più di qualche pezzo traballante dovesse cedere alla pressione. Esiste però un piano d’emergenza, anche se non particolarmente ricco. Si parla del prezzo del carburante. Se è vero che rappresenta un dramma per i cittadini, garantisce un gettito Iva extra rispetto a quanto preventivato. Si calcolano 1-2 miliardi di euro da usare per le misure della Legge di Bilancio, totalmente a scapito dei consumatori.

Fonte: QuiFinanza.it

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